Aedes (Stegomya) albopictus (Skuse, 1894)

La Aedes albopictus, meglio conosciuta come “zanzara tigre”, è un Culicide originario del sud-est asiatico. Introdotto in Italia alla fine degli anni ‘80 con l’importazione di pneumatici usati, ha trovato le condizioni idonee per la sopravivenza e la diffusione.

Classificazione

Aedes albopictus è stata descritta per la prima volta da Skuse nel 1894; fa parte del sottogenere Stegomyia, gruppo Scutellaris, sottogruppo Albopictus.
L’adulto, caratterizzato da una livrea nera con bande bianche sulle zampe e sul torace, è facilmente confondibile con la specie Aedes aegypti (ben più aggressiva e pericolosa) che comunque per il momento non è presente in territorio italiano.

Immagini di confronto dei caratteri distintivi tra Aedes albopictus e Aedes aegypti diffusi dal Dott. Roberto Romi dell’Istituto Superiore Sanità

Caratteri distintivi tra Aedes albopictus e Aedes aegyptiCaratteri distintivi tra Aedes albopictus e Aedes aegypti

Dove vivo

La “tigre” è favorita in ambiente urbano dalla presenza di numerose piccole raccolte d’acqua presenti all’interno di orti, giardini, spazi verdi interni e terrazzi. Le tipologie disponibili sono rappresentate da vari contenitori come bacinelle, sottovasi, secchi, teli di plastica, vasi di coccio, bottiglie rotte, copertoni d'auto, vasi dei cimiteri e caditoie stradali (in competizione con la Culex). Gli adulti sono favoriti da un clima caldo-umido e le frequenti piogge, oltre a rendere disponibili numerosi focolai potenziali sul territorio, ampliano il tempo di vita degli adulti. In ambiente urbano i vari sistemi di irrigazione all’interno degli orti e dei giardini o i sistemi di autolavaggio possono contribuire ad alimentare i focolai.

Rappresentazione di alcuni focolai larvali della Aedes albopictus

Focolaio larvaleFocolaio larvaleFocolaio larvale

Comportamento

La particolare struttura delle uova svernanti, analogamente a quanto succede per altre specie appartenenti al genere Aedes, permette loro di resistere al disseccamento e al freddo e quindi di ritardare la schiusura anche di parecchi mesi. Questa caratteristica consente spostamenti passivi per migliaia di chilometri ed è tra le cause della sua introduzione e successiva diffusione in gran parte dell’Italia. Inoltre, la capacità di adattamento al clima delle regioni temperate e la grande plasticità ecologica, gli ha permesso di insediarsi stabilmente nelle aree dove era stata accidentalmente introdotta. In molti casi è arrivata a soppiantare le altre specie urbane, divenendo la principale causa di disturbo.
Gli adulti si spostano compiendo voli bassi e radenti, a circa 50 cm dal suolo, e le femmine sono portate a pungere preferibilmente tra anche e caviglie. Generalmente non si allontanano troppo dal focolaio larvale, se non per poche centinaia di metri.
Prevalentemente diurna, punge in genere nelle prime ore del mattino e nelle ore pomeridiane, salvo estendere l’attività notturna in ambienti ben illuminati; non è attratta dalla luce e per poter deporre le uova predilige i luoghi scuri ed angusti.
Nelle regioni italiane la comparsa dei primi adulti avviene in primavera, ma i picchi di densità massima della popolazione si hanno tra agosto e settembre, con un ciclo di vita prolungato fino ad ottobre-novembre.

Epidemiologia

L’importanza sanitaria della “Zanzara tigre” in Italia è stata associata fino a poco tempo fa solo alla elevata aggressività per il pasto di sangue e per alcune implicazioni veterinarie (filariasi cardiopolmonare nel cane e nel gatto). Dopo i recenti episodi di trasmissione del Virus Chikungunya (Emilia Romagna, 2007) la sua potenzialità come vettore non è più trascurabile e richiede maggiori attenzioni per la disponibilità di serbatoi virali di importazione.










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